Prima della fantascienza c’è anche il romanzo di avventura. E nel romanzo di avventura ci sono i viaggi di Saturnino Farandola, e i voyages extraordinaires di Jules Verne, che l’ha rinnovata anticipando strabilianti scoperte scientifiche. Il suo stile è erudito e ingenuo, la sua fantasia è inesauribile, c’è una felice vena umoristica (basterebbe pensare al Giro del Mondo in 80 giorni, amatissimo da chi scrive) e una notevole caratterizzazione dei personaggi.
Jules Gabriel Verne, nato a Nantes nel 1828 e morto ad Amiens nel 1905, fu autore di romanzi e tra i più noti Viaggio al centro della terra (1864), Dalla terra alla luna (1865), I figli del capitano Grant (1867), Ventimila leghe sotto i mari (1869), Intorno alla luna (1870), Il giro del mondo in ottanta giorni (1873), L’isola misteriosa (1874), Michele Strogoff (1876), Hector Servadac (1877), Un capitano di quindici anni (1878), I cinquecento milioni della Begum (1879), Robur il conquistatore (1886), Nord contro sud (1887), Il castello dei Carpazi (1892), Il villaggio aereo (1901), Padrone del mondo (1904), Il faro alla fine del mondo (1905), i postumi I naufraghi del Jonathan (1909), Ieri e domani (1910), La stupefacente avventura della missione Barsac (1919) – e abbiamo citato solo i più noti. che riscossero successo internazionale come letteratura per ragazzi apprezzata anche dagli adulti.
La narrativa di Verne si muove nell’aria, con i viaggi con il pallone aerostatico e verso la Luna, nell’acqua, con la storia delle 20000 leghe sotto i mari, sulla terra, come detto, con le storie di Phileas Fogg e nel fuoco con il viaggio al centro della terra. Scrisse anche testi di divulgazione storica e scientifica. Uomo del suo tempo, il XIX secolo, lo superò inventando, per certi aspetti, il futuro.
Lo schema di base è sempre il seguente: “un uomo ragionevole, spesso uno scienziato, effettua un viaggio verso una destinazione esotica, generalmente in qualche luogo sulla Terra e fa esperienza di una serie di avventure tra loro non collegate” (Clareson p. 38). Il viaggio è elemento centrale perché Verne fa leva sul diffuso desiderio che ci sia ancora qualcosa da esplorare. Si potrebbero esplorare lo spazio o le profondità del mare, o luoghi inconsueti.
Dalla Terra alla Luna e Intorno alla Luna sono le due parti di un’unica storia nella quale Barbicane, Nicholl e Ardan, membri del Baltimore Gun Club, nel 1862, raggiungono la luna scaraventati verso di essa da un cannone e ruotano attorno ad essa. Verne si rivela abile divulgatore delle scienze astronomiche e questi romanzi per affermazione della stessa NASA sono la fonte di ispirazione che ha portato l’umanità, quel 20 luglio 1969, a fare quel piccolo passo per un uomo. Ray Bradbury – che di fantascienza capiva non poco – ebbe a dire che “Senza Verne, molto probabilmente non avremmo mai concepito l’idea di andare sulla Luna”.
Con Ventimila Leghe sotto i mari Verne racconta le avventure del Capitano Nemo, al comando del sommergibile Nautilus, che viaggia nella profondità degli abissi marini.
La storia del Giro del Mondo in 80 giorni è quella del compassato Phileas Fogg che per scommessa realizza un’impresa ritenuta impossibile per l’Ottocento: compiere il giro del mondo in soli 80 giorni. Nel Viaggio al centro della Terra un professore tedesco di mineralogia, accompagnato da suo nipote, scoprono cose straordinarie negli abissi del nostro pianeta.
“Verne fu l’unico dei grandi narratori ottocenteschi ad immaginare invenzioni tecnologiche che poi furono effettivamente realizzate negli anni a venire. /…/ Vero e proprio iniziatore di un genere, il romanzo scientifico, non si fermò a questo, ma seppe creare storie avventurose, senza alcun collegamento apparente con la scienza, nei più disparati paesi del globo”. Jules Verne. Il genio anticipatore viaggia in poltrona, “Andersen. Il mondo dell’infanzia”, luglio/agosto 2005, n. 216, p.14.
Nei romanzi Verne l’esploratore parte per ritornare, come è il caso di Phileas Fogg. La storia infatti richiede che lo scopritore di nuove terre e nuovi luoghi torni per raccontare le sue scoperte. Il viaggio, in sé, rappresenta una rottura con la vita quotidiana (ancora Fogg, ma anche i soci del Baltimore Gun Club).
Jules Verne
Emile Zola, nel 1878, espresse un giudizio sprezzante su Verne: “Se i Voyages extraordinaires si vendono bene, anche gli abbecedari e i libri di preghiere registrano vendite considerevoli… Insomma, [i libri di Verne] non rivestono alcuna importanza nel movimento letterario contemporaneo.” (Antonio Caronia) Eppure il romanziere di Nantes riuscì a creare un nuovo genere, il romanzo scientifico, e da lì alla fantascienza il passo sarebbe stato breve.
Arthur B. Evans, della Depauw University (che ha un dipartimento dedicato alla narrativa fantastica), nel suo articolo “Jules Verne: exploring the limits” sostiene che in realtà l’autore francese era vincolato a precisi limiti entro cui muoversi: quelli imposti dal suo editore Hetzel, quelli derivanti dalle ideologie politiche e religiose del tempo, e quelli insiti nel processo di scrittura. Vale la pena ripercorrere alcuni elementi.
Evans fa notare che è di Verne l’idea del romanzo scientifico ma è il suo editore a contestualizzarla entro il tema dei voyages extraordinaires e pretendere che tali romanzi abbiano contenuti didattici, moralmente ineccepibili, molto divertenti in modo che possano essere apprezzati sia dai giovani che dagli adulti e coerenti con le ideologie del tempo.
Questo portò Verne – fa notare Evans – a ripensare completamente la storia del Capitano Nemo che in origine si sarebbe dovuta basare sulla ricerca di vendetta del comandante del sottomarino Nautilus. Adam Roberts, nella sua storia della fantascienza, rimarca come i romanzi di Verne-Hetzel “combinino un didatticismo enciclopedico (…) in una narrativa strutturata intorno a un viaggio che è innescato da forze esterne: la fuga dai creditori, la ricerca di una soluzione a un mistero, più raramente l’esplorazione pura e semplice”.
In The Extraordinary Library of Jules Verne, Arthur B. Evans fa notare che la presenza della biblioteca, luogo sempre presente nella narrazione verniana, ha una funzione pedagogica perché ha funzione di trasmettere le conoscenze su un certo argomento. Non c’è da nascondere che i voyages extraordinaires – fa notare Evans – sono stati scritti nel presupposto, del tutto positivista, che l’umanità doveva progredire nella conoscenza e il possesso di una biblioteca privata, all’epoca in cui è vissuto Verne, rappresentava segno di distinzione sociale.
La stessa immagine dello scienziato – fa ancora osservare Evans – è molto simile a un’enciclopedia umana, pronto per essere interrogato, “una biblioteca vivente che offre alcuni vantaggi: è altamente compatta e portatile” e “serve non soltanto alla didattica scientifica ma, soprattutto, a evidenziare l’utilità del sapere, senza bisogno di ricorrere a un narratore esterno” (ibidem, “The Extraordinary Libraries of Jules Verne”).
È infatti in primo piano la conoscenza che permette la realizzazione di dispositivi tecnologici straordinari così come la conoscenza che questi consentono di acquisire nel momento in cui l’uomo riesce a spingersi dove non è mai stato prima. Riproducendo attraverso il racconto – mette in evidenza Evans – l’eccitante meraviglia della scoperta.
Lo stesso Evans, tornando a “Exploring the Limits”, ricostruisce in che modo Verne si è adeguato alle regole morali del suo tempo e cioè ai valori della borghesia francese della Terza Repubblica: si è detto del progresso, c’è da trattare il tema della Provvidenza e il tema del profitto, che si traducevano nella crescita dell’industria e in un’economia liberista, su un modello di famiglia tradizionale e sull’obiettivo di civilizzare le culture preindustriali.
Verne nei suoi romanzi sposa le cause dei popoli oppressi che cercano di liberarsi dalle tirannie al punto che proprio il Capitano Nemo è figura di un campione degli oppressi.
Torniamo alle regole morali. Nei romanzi di Verne non c’è spazio per allusioni di dubbio gusto o volgarità. Molti personaggi non mostrano emozioni (“Da Madame Tussauds” – il noto museo delle cere di Londra – “ci sono personaggi più espressivi del mio nuovo padrone” ebbe a dire Passepartout, il domestico di Phileas Fogg, di quest’ultimo).
La Provvidenza giunge sempre in soccorso dell’avventuriero di turno nelle situazioni di crisi, affinchè possa continuare le esplorazioni. Almeno fino al 1886. Dopo, l’atteggiamento di Verne cambia, diventa forse più pessimista e la Provvidenza, nei suoi romanzi, non manca di colpire quegli scienziati che hanno passato il segno.
In ultimo, Evans fa notare che stiamo parlando di un genere letterario denominato romanzo scientifico, pertanto vincolato alla verosimiglianza rispetto alle conoscenze scientifiche del tempo. E nei romanzi di Verne non ci sono alieni, non ci sono astronavi che viaggiano a velocità curvatura, raggi laser così come non ci sono magie.