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Torino magica e segreta

21/08/2024 | Segreti Esoterismo e Magia

di Alessandro Claudio Giordano

Abbiamo spesso ascoltato racconti legati a Torino tra magia ed esoterismo. Torino è l’unica città che fa parte sia del triangolo della magia nera, o triangolo del diavolo, con Londra e San Francisco, sia di quello della magia bianca, assieme a Praga e Lione. Piazza Statuto rappresenta il cuore nero di Torino contrapponendosi a Piazza Castello, il simbolo della luce e delle forze positive. Parrebbe che la potenza negativa della prima sia dovuta al fatto che qui sorgesse la Val Occisorum, in buona sostanza il posto dove venivano uccisi i condannati a morte. da queste parti sono stati rintracciati due altri simboli che gli esperti di esoterismo attribuiscono alle forze oscure che si trovano nel capoluogo piemontese. Ill Monumento del Frejus, omaggio ai minatori caduti durante i lavori del traforo che secondo alcuni sarebbe un elogio della Ragione secondo altri un simbolo esoterico. L’Angelo che si trova sulla cima del monumento è Lucifero, che con il volto rivolto verso est guida le forze dell’oscurità che sfidano l’oriente, il sole, la luce.

La seconda testimonianza è l’obelisco geodetico, chiamato anche “Guglia Beccaria”, sulla cui sommità sorge un astrolabio che, secondo gli esperti di magia, indicherebbe il cuore delle potenze maligne della città. Poco lontano da piazza Statuto, in Via Lessona, si trova inoltre la Domus Marozzo dove dovrebbe aver soggiornato Nostradamus che venne a Torino per curare la sterilità di Margherita di Valois, moglie di Emanuele Filiberto. Tutta la città è percorsa da segni che prendono le mosse da una forma di esoterismo reiterato quasi a puntellare e suffragare ciò che mille fantasie e storie hanno accompagnano tutti i vicoli, i palazzi ed i portoni. In via XX settembre ad esempio, troviamo il Portone del Diavolo, un simbolo di magia nera che riporta il volto del diavolo proprio al centro, circondato da serpenti. Il portone venne ideato da Pietro Danesi nel 1675, realizzato a Parigi su commissione di Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, Conte e Generale delle Finanze di Carlo Emanuele II.

particolare del portone del Diavolo

Attorno al seicento, al piano terreno del palazzo, ci fosse la sede della prima Fabbrica dei tarocchi. E la magia nera? Già in quegli anni pare che fu che il palazzo fosse posizionato al numero civico 15, che nei tarocchi è associato al Demonio. Ancora, si racconta che nel 1790, epoca in cui il Palazzo apparteneva a Marianna Carolina di Savoia, durante un’importante festa di carnevale, una delle danzatrici che si esibiva per intrattenere gli ospiti cadde a terra pugnalata mortalmente. Il colpevole non fu mai ritrovato né tanto meno l’arma del delitto.

il portone del Diavolo

La notte stessa dell’omicidio si scatenò sulla città una tempesta di vento e pioggia con lampi accecanti, tuoni fortissimi e assordanti e vetri frantumati. Un vento freddo soffiò all’interno del Palazzo, si spensero tutte le luci e gli invitati fuggirono urlanti. Poco tempo dopo venne avvistato un fantasma che girovagava per le stanze del palazzo, quello della ballerina uccisa la notte della festa. In via Lascaris due fessure a forma di occhi socchiusi e maligni davanti alla costruzione che un tempo ospitava una loggia massonica in Via Lascaris. Via Garibaldi è il collegamento tra piazza Statuto e piazza Castello. Un ponte immaginario tra magia nera e bianca. Un tempo era l’antico decumanus cardo maximus (via San Tommaso). Via Garibaldi collegava la Porta Decumana, inglobata nell’attuale Palazzo Madama, e la Porta Praetoria, all’altezza dell’attuale via della Consolata.

 

La sua posizione privilegiata ha consentito che anche durante gli ampliamenti cittadini non abbia mai perso la sua importanza. E’ proprio in un’area vicino a piazza Castello che ritroviamo i segni di questo rapporto tra magia ed esoterismo. Il punto in cui sorge la Fontana dei Tritoni del Palazzo Reale, l’epicentro dell’energia positiva della città. Ecco il confine tra la città bianca e quella nera. In particolare, il cancello del palazzo, con le due statue dei Dioscuri, indicherebbe proprio il confine che separa la zona Est da quella Ovest, senza dimenticare che da piazza Castello partono le dodici linee immaginarie che suddividono la città in altrettanti settori magici. Riattraversando la piazza Castello, dopo qualche minuto ecco il Museo Egizio, dove sono conservati molti reperti archeologici, tra i quali quelli del Faraone Thutmosi III, che regnava nell’anno della fondazione di Torino e fu maestro nelle discipline esoteriche. Armato delle forze positive questi combatterebbe contro si quelle di Tutankhamon e della piccola testa mummificata di Seth, fratello e assassino di Osiride, dio dei morti. Probabilmente tra le leggende più interessanti c’è anche quella della Gran Madre, la chiesa torinese che secondo alcuni fu volutamente costruita sul luogo dove un tempo si celebrava la dea Iside, detta anche Grande Madre. La prima caratteristica che si osserva e che colpisce della Gran Madre di Dio è la sua forma che riprende quella del Pantheon di Roma e sembra antichissima. In realtà la Gran Madre di Torino non è poi così antica. La chiesa fu costruita tra il 1827 e il 1831 su impulso del Consiglio comunale cittadino per festeggiare il ritorno del sovrano Vittorio Emanuele I. Le due statue, Fede e Religione, poco lontane dalla chiesa conserverebbero un messaggio segreto importante. La prima solleva un calice e tiene una bibbia in grembo.

la Gran Madre

La seconda tiene una croce. Dalle supposizioni si arriverebbe a due teorie distinte. La prima sosterrebbe che il sacro calice si trovi ai piedi della statua sepolto non si sa bene dove. La seconda, più articolata e anche più famosa, affermerebbe che lo sguardo della statua suggerisca la direzione da seguire per trovare il Graal. La Fede è però stata scolpita senza le pupille quindi determinare esattamente un punto risulta impossibile. Dalla Gran Madre per arrivare a piazza Vittorio si deve attraversare il ponte Vittorio Emanuele I che prima del 1810 esisteva già, ma si chiamava di Porta Po, che per quattro secoli era stato l’unico attraversamento del fiume esistente a Torino. Napoleone Bonaparte volle regalare a Torino, in un punto così strategico, un passaggio nuovo, con materiali diversi e più resistenti, ma quando fu esiliato a Sant’Elena i lavori del ponte non erano ancora terminati. La volontà dei torinesi era di voler abbattere il ponte perché di costruzione francese ma il sovrano disse: “Il ponte è fatto, che rimanga! È bello e ci è utile”. Poi lo attraversò esclamando: “Io calpesto ciò che i francesi hanno fatto”. Durante la costruzione del ponte, nel 1810, all’interno del pilone centrale pare sia stata murata una cassa di piombo che conteneva, a sua volta, una cassetta di legno di cedro con ottantotto medaglie e monete d’oro. Da qui nacque la leggenda del tesoro nascosto nel ponte che riattraversato ci riporta verso la Mole Antonelliana, simbolo esoterico della magia bianca, tanto da essere ricordato da uno dei personaggi non torinesi che ebbero modo di soggiornare a Torino:

Friedrich Nietzsche. Questi in una delle sue lettere ad un amico racconta “Sono passato vicino alla Mole Antonelliana, l’edificio più geniale che è stato forse costruito per un assoluto impulso verso l’alto, non ricorda nient’altro se non Zarathustra. L’ho battezzato Ecce Homo e l’ho circondato nel mio spirito con un immenso spazio libero”. Originariamente era stata progettata con un’altezza di 47 metri. con il tempo la Mole Antonelliana subì numerose modifiche, arrivando a sviluppare un’altezza di 167,5 metri. In origine l’edificio doveva essere una Sinagoga, con scuola annessa. La Comunità Ebraica di Torino aveva acquistato il terreno dopo l’editto del 1848, che concedeva libertà di culto sul territorio. Ancora una volta l’eccentrica personalità di Antonelli entrò in conflitto con la comunità che gli aveva commissionato l’opera per un problema di tempi per la costruzione che di reperimento fondi. Così nel 1873 la comunità ebraica scambiò l’edificio con il Comune di Torino con un altro appezzamento di terreno, dove attualmente sorge la Sinagoga. La struttura architettonica che ricorda le piramidi ha fatto si che la Mole venga ricondotta al centro della Magia Nera e possa custodire il santo Gral. Come dicevamo in precedenza Torino è pervasa da quest’aria di mistero esoterico che si confonde spesso con violenza e sofferenza. Tra corso Valdocco e corso Regina Margherita, ad esempio si trova uno di questi punti nevralgici.

il Rondò della Forca

Il Rondò della Forca, uno dei luoghi più emblematici della Torino magica. e in epoche precedenti avvenivano le crocifissioni. Qui venivano infatti giustiziati i condannati a morte ed in epoche precedenti avvenivano le crocifissioni. Dai racconti dell’epoca emergono altri particolari macabri. Ad esempio, nel momento cruciale si contava il numero di giri che il corpo dell’impiccato avrebbe fatto prima di restare immobile, per giocarli successivamente al lotto. E spesso capitava che il pubblico manifestasse gran soddisfazione per la condanna con lanci di sassi al condannato, in caso contrario contro le forze dell’ordine.

Nella stessa zona, al numero 2 di via Franco Bonelli, risiedeva un personaggio strettamente legato a questo particolare luogo. Si tratta di Piero Pantoni, l’ultimo boia di Torino. La sua ultima esecuzione risale al 1853. Proprio in quell’anno le due macine vennero rimosse e collocate alla Cittadella, dove rimasero fino all’abolizione della pena di morte, avvenuta quasi quarant’anni anni dopo, nel 1890.

via Bonelli 2, la casa del Boia

Nel punto esatto in cui una volta era collocato il patibolo, all’angolo con Corso Regina Margherita, oggi sorge un momento dedicato a una figura molto amata dai condannati a morte dell’epoca: San Giuseppe Cafasso. Conosciuto anche come “il prete della forca”, Cafasso era considerato l’apostolo dei carcerati, soprattutto da quelli destinati all’esecuzione, che accompagnava fino al momento dell’impiccagione. La magia è ciò che può rendere interessante un luogo, ciò che ci permette di viaggiare indietro nel tempo e sognare qualcosa che dalla realtà è considerato distante.

Torino è considerata la città nella quale quasi si nascondono leggende che la identificano come polo duale nel quale albergano simboli di magia nera e magia bianca. La straordinaria bellezze dei suoi palazzi, all’interno dei quali la storia gioca un ruolo importante, la maestosità dei suoi parchi e l’affascinante atmosfera di questa città fanno sì che ogni visitatore rimanga incantato dalla visita. C’è, comunque, qualcos’altro da scoprire, la sua avvincente storia esoterica e con pazienza dopo questo primo sommario assaggio continueremo raccontandoci di personaggi e storie uniche, intriganti e di grande interesse storico.

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