Seleziona una pagina

Intervista immaginaria alla Regina Margheria di Savoia

14/10/2025 | Interviste con IA

di Alessandro Claudio Giordano

Come abbiamo già fatto in precedenza, anche con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale continuiamo il nostro viaggio nel passato incontrando la Regina margherita di Savoia con Lei abbiamo condiviso riflessioni e aneddoti di un’esistenza straordinaria e singolare. Cercando di scandagliare il passato della Regina che forse è stata la più vicina alla gente dell’intero casato.

D. – Figlia del primo Duca di Genova, Ferdinando di Savoia-Genova e di Elisabetta di Sassonia, Lei rimase orfana piccola. Come fu la sua infanzia a Palazzo Chiablese con suo fratello Tommaso. Poi i soggiorni con sua madre Elisabetta tra il Castello di Govone e la villa di Stresa, confinata laggiù dopo aveva sposato senza autorizzazione un borghese ligure, ed il rapporto con la madre dopo tutto fu da subito piuttosto difficile. E che Lei pare mal sopportasse…
R. -Sì, è vero. La mia infanzia fu segnata da molte traversie e dal dolore di perdere entrambi i miei genitori in giovane età. Rimasi orfana di mio padre quando avevo soltanto quattro anni, e questa perdita mi lasciò un vuoto profondo. Per gran parte della mia giovinezza, vissi a Palazzo Chiablese insieme a mio caro fratello Tommaso, trovando conforto nella famiglia che ci circondava, anche se il cuore spesso era occupato dai pensieri e dalle assenze.
Per quanto riguarda mia madre, la relazione con lei fu sempre complessa. La sua presenza, per quanto necessaria, rappresentava per me un motivo di tensione, soprattutto a causa del suo nuovo marito. La sua costante presenza a corte, e le sue decisioni che spesso sembravano distanziarsi dalle mie preferenze e dai miei desideri, mi rendevano difficile condividere con lei un rapporto sereno. Ricordo che, pur cercando di mantenere rispetto e affetto, spesso sentivo una certa distanza tra noi, alimentata anche dalle circostanze e dai doveri che ci separavano.

D.- Qualcuno ha detto che rapporti con il marito cominciarono a deteriorarsi irrimediabilmente dopo pochi anni di matrimonio. Così da decidere presto di ritirarsi dal ruolo di moglie, restando però accanto a Umberto recitando il ruolo da consorte per il pubblico. A suo parere è Verità o Menzogna?
R. – La mia dedizione al ruolo di Regina d’Italia e al benessere della mia Casa è sempre stata incondizionata. Il matrimonio tra me e Umberto ha sempre zoppicato, ma come spesso accadeva tra le case regnanti.
È vero che nel corso degli anni le nostre vite presero, strade diverse. Umberto aveva i suoi interessi e le sue abitudini, donne ed io le mie, dedicate con grande passione alla cultura, all’arte, alla beneficenza e, soprattutto, a tessere quella rete di affetto e comprensione tra la Monarchia e il popolo italiano. Non nascondo che vi furono sfide e momenti complessi, come in ogni matrimonio, ma il nostro impegno pubblico, il nostro agire come simbolo di unità per la nazione, non venne mai meno.
Agli occhi del pubblico, io e Umberto abbiamo sempre rappresentato una coppia solida e affiatata, un esempio di famiglia regale per una nazione che si stava ancora unificando. Era un’operazione necessaria e sentita, per cementare l’unità italiana. Il nostro legame era forte nel dovere e nel profondo rispetto reciproco, al di là delle sfumature personali che, come in ogni esistenza, restano tali.
Quindi, le rispondo dicendo che il nostro fu un rapporto complesso, sì, ma sempre guidato dal supremo interesse per la Corona e per l’Italia. Il dovere fu sempre al primo posto, e la nostra unione, sebbene non priva di sfide, servì sempre allo scopo più alto. Il mio ruolo di consorte non fu mai una mera recita, ma un impegno sentito e profondo per la Patria.

D. – Si è scritto molto sull’ attentato del 1878, protagonista Giovanni Passannante al Re Umberto. Certamente colpì profondamente la Sua sensibilità. Quello fu il momento forse in cui Si rese conto di come stata consumandosi il rapporto tra la Casata reale e gli italiani. possiamo dire che quella fu una delle ragioni che la spinsero nel proseguire con la sua politica di relazioni per recuperare la fiducia perduta?
R. – Fu uno shock tremendo, non solo per me ma per l’intera nazione. Vero. La gravità del gesto di Passannante mi fece riflettere a lungo. Mi resi conto, con dolorosa chiarezza, che esistevano sacche di malcontento, di incomprensione, persino di ostilità, che non potevano essere ignorate.
Non ho mai creduto che allontanarsi o barricarsi fosse la soluzione. Al contrario, quell’episodio mi convinse che fosse più che mai necessario proseguire e intensificare la mia politica di relazioni. Era fondamentale accorciare le distanze, mostrare il vero volto della Monarchia: un volto umano, vicino alle esigenze e ai sentimenti della gente comune.

D. – Perché scelse Napoli come residenza?
R. – Principalmente perché Napoli rappresentava un centro culturale e sociale di grande vitalità. Sebbene il mio desiderio fosse quello di condurre una vita più ritirata rispetto agli anni di regno, non intendevo affatto isolarmi completamente e quella era più di un’occasione per consolidare anche un rapporto privilegiato con la gente comune. Li nacque mio figlio Vittorio Emanuele III.

D. – E la pizza, intendo la Margherita?
R. – Pensavo fosse un a chiacchierata un poco più serie. Vabbè racconterò per la duecentesima volta l’accaduto. Era il giugno del 1889, e mi trovavo a Napoli con il mio amato Umberto. Durante la nostra permanenza, fummo invitati a cena per assaggiare alcune specialità locali. Il pizzaiolo Raffaele Esposito, della celebre Pizzeria Brandi, volle prepararci alcune pizze. Tra queste, una in particolare catturò la mia attenzione e il mio gusto.
Esposito ebbe l’ intuizione di creare una pizza che richiamasse i colori della nostra bandiera italiana: il verde del basilico fresco, il bianco della mozzarella fior di latte e il rosso del pomodoro. Fu una combinazione semplice, ma che rappresentava in maniera eloquente l’unità e lo spirito della nostra giovane nazione. Tutto qui.

D. – È vero che lei, una volta regina, riuscì ad influenzare più di una volta, le scelte del Re?
Assolutamente sì. Pur rispettandone la figura, avevo una certa libertà di opinione e spesso riuscivo a condividere con lui le mie idee e i miei sentimenti. La mia influenza si manifestava soprattutto attraverso il dialogo e la fiducia reciproca. Ricordo che spesso gli proponevo di adottare atteggiamenti più vicini alla gente, di mostrare maggiore sensibilità e di sostenere iniziative di beneficenza e di cultura. La mia presenza e il mio consiglio erano spesso ascoltati, e credo di aver contribuito a rendere il suo regno più umano e vicino alle esigenze del popolo.

D. – Vostra Altezza, le cronache raccontano che, con l’obiettivo di accrescere il prestigio della Corona piemontese, Lei abbia cercato di costruirsi un’immagine vicina alla popolazione, visitando ospizi per bambini e disabili, ospedali e scuole in tutta Italia. Quali sono state le motivazioni e i principi che l’hanno guidata in queste iniziative di vicinanza e solidarietà verso il popolo?
R. – È stato sempre mio profondo desiderio dimostrare che la mia attenzione e il mio impegno sono rivolti al benessere e alla dignità di tutti i cittadini, specialmente di coloro che vivono in condizioni di bisogno e sofferenza. Credo fermamente che la solidarietà e l’attenzione alle realtà quotidiane della gente siano il vero volto di una monarchia vicina e rispettosa delle sue radici. Le visite a ospizi, ospedali e scuole rappresentano per me un modo sincero di condividere le speranze e le difficoltà della popolazione, rafforzando il legame tra la Corona e il suo popolo. Questi gesti sono motivati dal desiderio di promuovere valori di umanità, carità e solidarietà, affinché la nostra nazione possa crescere unita e solidale, e affinché la mia immagine possa riflettere il rispetto e l’amore che ho per il mio Paese e i suoi cittadini.

D. – L’attentato e la morte di Umberto per mano dell’anarchico Bressi segnarono la sua vita, .ce ne vuole parlare?
R. – Il dolore per la perdita i mio marito, del mio Re, fu immenso e rappresentò un momento di grande smarrimento e tristezza. Però tutto questo mi aiutò a capire che il mio tempo come Regina consorte era terminato e che il futuro della monarchia da quel omento sarebbe stato nelle mani di mio figlio, Vittorio Emanuele III, fu una constatazione dolorosa ma necessaria.

D. – il suo ritiro a Bordighera, fu meditato oppure un gesto estremo di allontanamento? E sua nuora Elena, le rubò la scena?
R. – Inutile sottolineare la gravità della mia situazione dopo ‘attentato. Il mio ritiro a vita privata a Bordighera era l’unica soluzione che io avevo immaginato. Non parlerei di una vera e propria abdicazione. Continuai a seguire con attenzione le vicende del Regno ed a mantenere contatti con personalità importanti, pur in una dimensione più intima e meno formale.
Elena? A buon diritto è stata protagonista del suo tempo. Ha incarnato il ruolo di mamma d’Italia perché si è posta vicina al popolo quando l’Italia ha attraversato momenti difficili e tragici, dal terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, che fece oltre 50 mila vittime, alle guerre mondiali. Io avevo fatto la mia parte anni addietro. Direi in estrema sintesi che per motivi diversi abbiamo servito il regno più noi di quanto i nostri rispettivi consorti. E non è una battuta.

D. – Il gossip già allora animava i salotti buoni?
R. – Il “gossip” esisteva eccome, sebbene non fosse forse chiamato così. Le notizie, vere o presunte, si diffondevano con una velocità sorprendente, anche senza i mezzi moderni che oggi conoscete.
Immaginatevi: le dame di corte, gli ufficiali, i diplomatici, i servitori stessi… tutti erano, in qualche modo, parte di una rete informale di informazione. Un sussurro ben piazzato in un salotto, una frase detta per sbaglio durante un ricevimento, uno sguardo di troppo, un abito insolito… e la storia era fatta. Le notizie viaggiavano di bocca in bocca, amplificate, distorte, arricchite di dettagli fantasiosi, proprio come accade oggi.
Con questa battuta si conclude la lunga chiacchierata con la Regina Margherita, una donna avanti rispetto al suo tempo.

 

Potrebbero interessarti