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Se io lavoro

3/01/2025 | Cantami una canzone '70

di Alessandroo Claudio Giordano

Se io lavoro è perché non so che fare/Ho pochi amici con cui passare il giorno

E non vorrei che si parlasse male di me/Che si dicesse che cerco solo di guadagnare

Perché questo non è vero, non è mai stato vero

Se io lavoro è perché non so che fare / Ho pochi amici con cui passare il giorno”. Iniziava così “Se io lavoro”, un brano scritto da Le Orme nel lontano ’77. Il testo ricordava  il lavoro non solo come mezzo per guadagnarsi da vivere, ma un elemento che dava senso all’esistenza. Ma è chiaro che se la società fosse migliore, ci sarebbe anche altro da fare. Il testo poi faceva riferimento al fatto che “perdere tempo vuol dire restare indietro”: non lavorare significa oggi come allora rimanere tagliati fuori.

Anni difficili e di profondi cambiamenti quelli del decennio settanta. Al punto che il lancio di “Storia o leggenda” il 33 giri che avrebbe ospitato “Se io lavoro”, ricordavano in un comunicato stampa che loro nuovo album “Storia o Leggenda” avrebbe ”segnato la fine di un ciclo”.

Evidentemente il gruppo si era reso conto che il Punk, la Disco Music ed una generale esigenza di cambiare aveva travolto un po’ tutto. E questo fu probabilmente il primo brano synth-pop italiano, il cui testo, fece parlare, per una frase“… Se io lavoro è perché non so che fare” che per molte parti della sinistra politica e del movimento operaio venne visto come un affronto dai disoccupati di quarant’anni fa. Di quella frase iniziale Aldo Tagliapietra, voce del gruppo, tempo dopo, ebbe a dichiarare  che fosse stata tratta da  un articolo di Maurizio Costanzo e gli avrebbe fornito l’ispirazione per ideare il ritratto del protagonista della canzone. In seguito, gli arrangiamenti delle tastiere di Tony Pagliuca avrebbero cambiato di molto la fisionomia del pezzo, che per le sonorità si distingue in maniera chiara anche da tutti gli altri pubblicati nell’album. Nel 1978, il brano venne proposto in una sorta di video in cui i quattro musicisti si arrampicavano su di un’impalcatura; nel 1979, il pezzo venne riarrangiato in versione classicheggiante con l’ausilio di vibrafono e strumenti ad arco, conservando però il tipico glissando finale.

Le Orme siano stati la più grande band italiana anni ’70. Non erano pirotecnici come la PFM, non avevano la maestosità del Banco, e neanche erano accessibili come i Pooh (anche se questi ultimi almeno fino al 1975 scrissero anche cose molto belle e alquanto complesse).Erano comunque speciali nel loro insieme: la voce di Tagliapietra, le armonie delle tastiere di Pagliuca, i suoni tondi della batteria di Dei Rossi. L’eredità di Battisti nella melodia oltre ai bellissimi testi scritti  dal tastierista Pagliuca.

 

 

 

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