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Bambini…

3/01/2025 | Cantami una canzone '80

di Alessandro Claudio Giordano

Bambino/Armato e disarmato in una foto/Senza felicità

Sfogliato e impaginato in questa vita sola/Che non ti guarirà

Crescerò e sarò un po’ più uomo ancora/Un’altra guerra mi cullerà

Crescerò, combatterò questa paura/Che ora mi libera

Bambini è il brano che ha  fatto conoscere ed  aperto a Paola Turci le porte del successo, soprattutto dopo la vittoria nella categoria Emergenti del festival di Sanremo e si aggiudicò il Premio della Critica al Festival di Sanremo 1989. Una canzone particolare e impegnata, divenuta famosissima, un  racconto che ci ricorda come non tutti i minori al mondo vivono la loro infanzia, e questo a causa della malvagità degli adulti. Bambini soldato, bambini spacciatori, bambini utili solo a qualche scoop giornalistico. Soli, abbandonati, senza amore. Ma sono, alla fine, uno specchio di quel che siamo anche noi. I bambini della canzone, sono quanto di più disumano la nostra società possa creare: sono bambini privi di un sorriso, immagini rapide impegnate in un devastante “essere già uomini”. Ciascuno di questi personaggi sembra già carico di anni, macchiato da un crimine orribile. Ed in questo dramma, Paola Turci riesce a toccare vari aspetti di “infanzia negata”: si passa da bambini privati di ogni gioia o sorriso ritratti in una foto a bambini soli e già stanchi, da baby spacciatori sfruttati dall’ansia di guadagno della criminalità organizzata a figli distrutti ai quali è stato sottratto il proprio padre (terribile il dramma dei desaparecidos e della scia di dolore e rabbia che ha portato e che continua a portare con sé). Sono bambini che in definitiva dal mondo degli adulti hanno colto gli aspetti peggiori: la voglia di far guerra, di sfruttare, di ferire.

Paola Turci è una cantautrice sensibile alla quotidianità. Il brano è precursore di un tema importante come la violenza nei confronti dei bambini di esseri spesso indifesi e dimenticati. Paola Turci deve essere rivaluta si da un punto di vista musicale che contenutistico. Paola Turci ha attraversato quarant’anni di musica italiana. Il tempo  e le disavventure personali (un grave incidente) ne hanno cambiato le sorti e rallentato il cammino. Prima di quel tragico episodio Paola era gettonatissima nel jet set italiano, famosa e corteggiata. Quell’incidente avvenuto il alle 6.30 del giorno di Ferragosto del 1993, cambiò tutto. “Quando il dottore mi disse: “Signora Turci, dobbiamo parlare, fu un momento bruttissimo. Ogni volta che qualcuno ti dice “Dobbiamo parlare” generalmente non porta mai nulla di buono, che siano i tuoi genitori, il tuo amore o un medico in corsia. Ed ebbi paura quando mi accorsi che non ci vedevo più da un occhio, paura di non vederci mai più”. In quell’auto c’erano anche tantissime cartoline, di quelle per gli autografi, con il volto di Paola sorridente: “Il mio viso restò lì, su quelle cartoline, dimenticato per sempre. E pensavo che non volevo che nessuno mi vedesse così, nemmeno io” . La cantante ha cambiato tutto ed anche da quella canzone sono trascorsi tanti anni. Purtroppo niente è cambiato, gli interessi personali passano su tutto e tutti e ho l’impressione che l’egoismo negli ultimi anni abbia preso definitivamente il sopravvento. L’aspetto positivo è che abbiamo un’autrice che difende ad oltranza da allora le istanze dei più colpiti e più deboli.

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