Hey Charlie, I’m pregnant and living on 9th street/Ehi Charlie, sono incinta e abito nella nona strada
Right above a dirty bookstore off Euclid avenue/Giusto sopra una libreria porno vicino a Euclid avenuI stopped taking dope, I quit drinking whiskey/Ho smesso di drogarmi, ho smesso di bere whiskey
My old man plays the trombone and works out at the track/Il mio vecchio suona il trombone e lavora all’ippodromo
He says that he loves me even though its not his baby/Dice che mi ama anche se il bambino non è suo
He says that he’ll raise him up like he would his own son/Dice che lo crescerà come fosse figlio suo
He gave me a ring that was worn by his mother/Mi ha regalato un anello che portava sua madre
And he takes me out dancin’ every Saturday night/E ogni sabato sera mi porta fuori a ballare
Ci sono canzoni che restano nei cuori e ricorrenze che ce le fanno ricordare. Quella di oggi, tratta da uno spunto di Bukowski, è stata scritta e musicata da Tom Waits e racconta di un Natale insolito e diverso perché è quello dei reietti. Un Natale fuori da ogni schema in cui il bambinello non è biondo, i regali non arrivano, e la giornata è uguale a tante altre triste e senza prospettive. Così la canzone tratta del Natale di una prostituta che scrive una lettera a un amico (o ex ragazzo) chiamato Charlie. Gli racconta che la sua vita va bene, ha un marito che suona il trombone. La ama e le ha promesso che crescerà il figlio di lei, anche se non è suo. La protagonista ha smesso di drogarsi e di bere e, dopo una vita di stenti, pensa di essere felice. Arrivata alla fine della lettera però la donna non riesce più a mentire e vuota il sacco: non ha un soldo, è in prigione e ha bisogno di soldi per pagare la cauzione. La lettera di Charlie è una finestra aperta su un mondo di sentimenti complessi, dove l’amore, la perdita e la ricerca di accettazione si intrecciano. Nel nostro paese è stato Vinicio Capossela, grande estimatore di Waits a riprendere il brano e prendendoci per mano, esplorare la complessità della vita umana attraverso una narrazione profonda e toccante. Così la canzone di Capossela non è solo una reinterpretazione di un classico, ma un invito a esplorare le nostre esperienze con apertura e autenticità, trovando bellezza anche nelle difficoltà
Così con il suo stile unico e la sua capacità di raccontare storie, Capossela è riuscito a creare un pezzo che invita alla riflessione e alla connessione. L’album “Sciusten Feste n.1965” si rivela un viaggio emotivo attraverso le esperienze di vita, rendendo “Charlie” un inno alla vulnerabilità e alla forza dell’essere umano.
Tom Waits “È facile sentirsi invisibili durante il Natale vivendo ai margini. Il nostro Natale non sembra avere spazio per i poveri, per coloro che sono lontani dalla famiglia, depressi o al verde, tanto meno nei guai con la legge. Per questo io canto la loro quotidianità ed il loro Natale così diverso”
L’immaginario di Waits è il medesimo di Bukowski e di quei poeti cresciuti in seno alla controcultura underground statunitense, i quali, negli anni 60 e 70, hanno assunto un atteggiamento avverso, se non sprezzante, nei confronti dell’American way of life. Waits narra di un sogno americano che, ammirandosi borioso negli specchi deformanti di un luna park, si riscopre improvvisamente incubo e ci porta a vivere la quotidianità americana molto lontana da ciò che prodotto l’immaginario collettivo di noi spesso ben pensati.