Era il 1987 quando, dal palco di Sanremo, Fiorella Mannoia cantava “Quello che le donne non dicono”, una canzone in cui tante donne, si sarebbero ritrovate: giornate amare e senza fine, notti bianche, familiarità di lunghe attese e di silenzi, quotidiani esercizi di autocontrollo per nascondere il dolore, per non andare via, per trovare la forza e le ragioni per continuare a dire un altro si, senza darsi mai la possibilità di confessarsi stanche, cercando sempre dentro di sé nuove risorse per trasformarsi e poter piacere a chi c’è già o potrà arrivare a stare con noi.
Le parole e le musiche erano di Luigi Schiavone ed Enrico Ruggeri che quel Festival lo avrebbe vinto con Gianni Morandi ed Umberto Tozzi e la loro “Si può dare di più”. In fondo il testo confermava quanto le donne abbiano costruito semplicemente un mondo a sé: sono complicate, delicate, sognatrici e tanti aggettivi potrebbero solo descrivere una infinitesimale piccola parte della loro essenza. Amano essere colte alla sorpresa e amano essere coccolate. I momenti no costituiscono una occasione concreta di crescita, un motivo per andare avanti, per vivere nel tempo la loro bellezza, senza mai discostarsi dalle proprie idee e dalle proprie scelte, seppur dolorose e controcorrenti. Nel corso del tempo il testo originale è stato cambiato. In relazione al verso ‘e se ci confondiamo un po’‘ (presente nel testo definitivo), la cantante tempo addietro chiarì “Perché in quella frase ci vedevo una ammissione di debolezza che non trovo appropriata. Sicuramente a volte saremo confuse, a tutti gli esseri umani capita, ma ci leggo come un’ammissione di una sorta di inferiorità; è come se dicessimo:
“Scusate se ci siamo ribellate, ma è perché non riusciamo a comunicare più con voi” e il mio orgoglio si è ribellato. Ma, ripeto, è una sola.” Stereotipi non solo subiti, ma anche accettati, confermati e fatti propri. A distanza di neanche quarant’anni da quell’ 1987, lo scorso febbraio, Fiorella Mannoia, questa volta anche coautrice del testo, ha proposto dallo stesso palco dell’Ariston una canzone che racconta tutta un’altra storia rispetto a Quello che le donne non dicono. La donna di Mariposa non è più la donna di Quello che le donne non dicono, lusingata dai complimenti del playboy lanciati da un’auto in corsa. Oggi quella donna sa riconoscere lo sguardo maschile, che chiama molestie quei “complimenti” e li giudica per quello che realmente sono, uno dei tanti modi a disposizione dei maschi per stabilire e confermare la propria posizione di potere. Un passaggio chiave questo per capire meglio una società, la nostra che è cambiata negli ultimi decenni così come la condizione della donna. E Fiorella Mannoia è testimone di questo cambiamento oltre ad essere una delle più importanti interpreti della canzone italiana.
Ci fanno compagnia certe lettera d’amore/Parole che restano con noi
E non andiamo via/Ma nascondiamo del dolore
Che scivola, lo sentiremo poi/Abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia
È una mancata verità che prima o poi succederà/Cambia il vento ma noi no
E se ci trasformiamo un po’/È per la voglia di piacere a chi c’è già o potrà arrivare
A stare con noi