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Balocchi e profumi

5/01/2025 | Cantami una canzoni '20

di Alessandro Claudio Giordano

Tutta sfolgorante la vetrina/Piena di balocchi e profumi

Entra con la mamma la bambina/Tra lo sfolgorio di quei lumi

Comanda signora/Cipria, colonia, Coty

Nell’Italia della fine degli anni venti tra povertà ed illusione per un futuro migliore, cresceva una società che si arrangiava cercando di sbarcare il lunario come meglio poteva. Per alcune persone era una quotidianità di grandi sacrifici, per altre si trattava qualche volta anche di   scendere a patti con la moralità. Così questo motivo musicale racconta di una madre che potrebbe essere una prostituta e di una figlia che seppur malata, trova difficoltà nell’essere considerata da una madre più attenta all’esteriorità che alla salute della figlia. In un passaggio successivo  si racconta di più di questa donna e del salotto profumato, ricco di cuscini di seta. La madre porge il labbro tumido al peccato come per l’appunto a voler evidenziare la sua vita sentimentale sregolata. Il tutto si svolge sotto lo sguardo “indiscreto” della bambina. La canzone è una critica rivolta contro l’attaccamento ai beni materiali e contro i comportamenti considerati peccaminosi.

Come la morale diffusa all’epoca suggeriva il testo segue un ragionamento secondo il quale il peccato verrebbe punito con la malattia. L’infermità finisce comunque per colpire la bambina e non la madre, perché quest’ultima si renda conto di aver perso con la morte della figlia il bene più grande, ancor più importante dei suoi profumi. E così quando la madre si convince a comprare i balocchi per la povera figlia l’epilogo

“Grazie”, mormora la bambina/Vuole toccare quei balocchi

Ma il capo suo reclina/E già socchiude gli occhi

Piange la mamma pentita stringendola al cuor

La nascita di questa canzone fu descritta nel libro “Napoli racconta” di Giovanni De Caro, un poeta e critico letterario. “Una sera, vidi E.A. Mario davanti alle vetrine sfolgoranti di luci del negozio dall’insegna “Balocchi e profumi”.

– Devo comperare qualche giocattolo, entriamo. – disse E.A. Mario. Subito dopo di noi entrò una donna elegantemente vestita, con gli occhi fortemente bistrati e le turgide labbra cariche di rossetto. Teneva per mano una bambina di quattro o cinque anni. La donna chiese cipria e cologna Coty. Pagò e s’avviò verso l’uscita tirandosi dietro la bimbetta.

– Mamma, – chiese con vocina flebile la piccina, – me la comperi questa bambola?

La madre aggrottò le sopracciglia e rispose un secco: – No!

– Mamma, compramela! – la bambina piagnucolò,

– Non fare la capricciosa, cammina!

E la truccatissima donna uscì trascinando a forza la figliuoletta che aveva le lacrime agli occhi.

– Avete visto che madre snaturata? – disse E.A. Mario appena fuori il negozio. Poi tacque. Camminava senza parlare.

– A che pensate? – gli chiesi,

– A quella donna: che madre cattiva! – Poi tentennando il capo aggiunse: – Povera bambina!

Qualche istante dopo lo udii mormorare: balocchi e profumi… balocchi e profumi… Tempo dopo nacque la canzone “Balocchi e profumi” che aveva fatto piangere tutte le mamme d’Italia.

 

 

 

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