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Paolo Vigevano racconta Radio Radicale

23/11/2024 | Politica ed informazione

di Alessandro Claudio Giordano

Radio Radicale ha rappresentato per anni, ed ancora lo è il riferimento dell’informazione politica del paese. E questo sin dal 1975 quando la radio mosse i primi passi per poi essere la miglior proposta per seguire l’evoluzione del dibattito politica. Con Paolo Vigevano, già fondatore, editore di Radio Radicale dei ho parlato della nascita di radio, della sua evoluzione, e le prerogative che l’hanno animata da allora ad oggi.

D. – Puoi raccontarci come è nata Radio Radicale e quali erano gli obiettivi iniziali dell’emittente?
R. – Direi si debbano distinguere due fasi di Radio Radicale. La prima che è quella immediatamente dopo la e liberalizzazione chiamiamola dell’etere in Italia con la sentenza della Corte costituzionale in assenza di normativa e che di cui si chiamiamola una fase di sperimentale.
Alla fine del ‘75 iniziò le trasmissioni a Roma la piccola Radio Radicale di Monteverde, finanziata da due imprenditori radicali che ci misero i quattrini e la affidarono ad un gruppo di militanti tra i quali, Pino Pietrolucci, Ezio Valente, Claudia di Giorgio e Gianni Sandrucci e altri. Quella fu una fase di sperimentazione che dette dei risultati meravigliosi per l’epoca non soltanto per la novità.

D. – Chi collaborava con Radio Radicale?
R. – Su Radio Radicale si riversarono una serie di autori e attori che non trovando spazio espressivo e comunicativo attraverso il servizio pubblico della Rai, non appena ci fu questa opportunità, si lanciarono sulle emittenti private. Così collaborarono con noi ad esempio Giorgio Albertazzi, Toni Garrani ed altri.

D. – In cosa consisteva la “sperimentazione”?
R. – La sperimentazione fu legata ad una serie di trasmissioni nuove che trattarono molti temi che venivano affrontati e discussi per la prima volta. Ricordo una trasmissione sulla psicoanalisi, una di un sindacato di militari di leva addirittura che trovavano spazio e poi le battaglie del movimento di liberazione della donna e soprattutto la grande innovazione che è rimasta nei decenni successivi è stata la trasmissione delle dirette dal Parlamento ed ancora ”Stampa e Regime” cui si anticipava la lettura dei giornali appena usciti a mezzanotte con Marco Pannella e quella fu davvero una grande novità poi copiata dalle televisioni.

D. – In cos’erano diverse tra loro le radio dell’epoca?
R. – In quegli anni tutte le radio avevano un dato comune: la mancanza di un progetto. Più radio di sperimentazione che di definizione ed una linea editoriale che Radio Radicale sperimentò in quel periodo proprio con le dirette. Un progetto informativo, editoriale, politico che era il più innovativo rispetto alle trasmissioni degli altri perché c’era il filo diretto che era il contatto con gli ascoltatori i quali partecipavano alle trasmissioni telefonandoci. Per il resto una sorta di competizione “ridicola” tra Radio Città Futura Roma, probabilmente Radio Popolare di Milano e noi di Radio Radicale.
D. -. Come è nata la diretta parlamentare?
R. – Nella saletta del gruppo parlamentare c’era su un tavolo ed un piccolo ricevitore che trasmetteva la seduta parlamentare con altoparlante cui Pino Pietrolucci gli appoggiò la cornetta del telefono contro e così iniziarono le trasmissioni di dirette parlamentari.

D – C’è un episodio che ha definito in qualche modo la cronaca in presa diretta di Radio Radicale ?
R. – Direi il racconto dei fatti del 12 maggio 1977 con gli scontri e l’aggressione della polizia nei confronti dei militanti non violenti nei dintorni di piazza Navona e Campo dei Fiori che mise in evidenza la strategia del terrore. Noi la raccontammo così come cronaca in cui si volevano criminalizzare i radicali non violenti e per la prima volta anche l’autonomia scese in piazza senza armi, né bastoni. Dopo ore di scontri tra manifestanti e poliziotti, tutto si conclude verso la fine della giornata con la morte di Giorgiana Masi. Un avvenimento politico questo di grande rilievo che poi Radio Radicale il Partito Radicale con la stampa tutta collaborarono per realizzazione di un Libro Bianco sui fatti di quel giorno e quella è rimasta una delle pubblicazioni più significative nella storia del Partito Radicale.

D. – Radio Radicale ha trasmesso tutti i congressi di partito, le manifestazioni. E’ di fatto testimone della storia italiana?
R. – Si lo è. Si decise di trasmettere per la prima volta un congresso democristiano, poi successivamente gli appuntamenti delle altre forze politiche sino a quello, tra le proteste della sinistra, del Movimento Sociale di Giorgio Almirante. Ed io ricordo Siviero Corbisieri, già deputato prima Pci poi Dp, con la radiolina all’orecchio in Transatlantico.

D. – L’archivio di Radio Radicale ospita ore e ore di trasmissione, Come si è evoluto sino alla digitalizzazione di tutto il materiale?
R. – Un tempo l’archivio di Radio Radicale occupava interamente tre appartamenti con centinaia di migliaia di documenti sonori ed io avevo un consulente che monitorava negli anni ottanta l’evoluzione tecnologia a livello internazionale. Un giorno mi chiamo e ricordo mi disse “…Paolo, la Nasa ha realizzato un sistema di compressione che ci consentirebbe di digitalizzare in pochissimo spazio tutto il materiale realizzato. Riuscimmo a ridurre in un armadio l’archivio di quei tre.
Fummo un passo avanti tecnologicamente. Poi la Rai cominciò a fare la stessa cosa e ancora le radio private per la musica usarono tecnologie analoghe ma il livello qualitativo analitico e quantitativo che l’archivio di Radio Radicale ha, è inimmaginabile, perché parliamo di decine di migliaia di ore di trasmissione. Avevo poi fatto sviluppare una rete che era via cavo all’epoca oltre che satellite che andava poi tutta Italia.
Iniziammo così a rendere possibile consultabilità dell’archivio e con riprese video che avevamo incominciato a fare perché consentivano poi la base di una possibile trasmissione anche televisiva via Internet e segmentando così anche diversi temi che ci consentiva poi di attraverso un sito di consentire agli ascoltatori e fruitori di accedere non soltanto alla trasmissione radiofonica online in linea ma a tutti i contenuti settore per settore di Camera e Senato, quindi un intervento tecnologico, qualitativo e quantitativo estremamente importante dipeso dal esserci mossi in anticipo.

D. – Chi sono gli ascoltatori di Radio Radicale e come ha evoluto la sua audience nel tempo?
R. – Radio Radicale non è solo dei radicali nel senso che è ascoltata un po’ da tutti. E questo è positivo. Credo fossero gli anni ottanta o novanta, mi ero posto il problema dell’ascolto di Radio Radicale ed ero preoccupato della composizione e un mio amico o sondaggista mi disse .”…Paolo ma non ti rendi conto che voi avete in alcuni settori con l’esclusiva dell’ascolto radiofonico o la totalità di determinati settori professionali di popolazione…” E mi diceva “…quando io vado ù al telegiornale al ù nessuno mi ha mai richiamato o segnalato una mia intervista. Parlo Radio Radicale ed immediatamente mi arrivano dei riscontri”. Così feci fare un sondaggio e ricordo che Radio Radicale aveva la quasi totalità dell’ascolto del mondo giornalistico e politico e di buona parte di quello imprenditoriale.

Paolo Vigevano Nel 1979 è stato fondatore, editore ed amministratore di Radio Radicale, la prima emittente privata nazionale di servizio pubblico a trasmettere le sedute del Parlamento italiano.
Tesoriere del Partito Radicale per oltre venti anni, nel 1994 è stato eletto Deputato nella Lista dei Riformatori in Forza Italia per la XII Legislatura e ha fatto parte della Commissione Bilancio della Camera.
Dal giugno 2001 in qualità di Capo della Segreteria Tecnica è stato stretto collaboratore e Consigliere politico del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca e Presidente del “Comitato esecutivo interministeriale per la predisposizione del Piano nazionale di sviluppo della larga banda” , contribuendo a definire la politica del governo per la diffusione dei contenuti e dei servizi attraverso le reti di telecomunicazione.
Ha proseguito tale attività, tra il 2004 ed il 2005, attraverso Innovazione Italia SpA, società del Gruppo Sviluppo Italia per l’attuazione del piano per la Larga Banda nel Mezzogiorno, di cui è stato presidente.
Nel 2005 è entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione della Finmeccanica, incarico che ha ricoperto per l’intero mandato.
Sempre nel 2005 ha assunto l’incarico di direttore delle relazioni istituzionali del gruppo ALMAVIVA (Cos‐Finsiel).
È stato inoltre vice presidente di Assinform, presidente della sezione IT dell’Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma e componente della Giunta di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici.
Da luglio 2008 è Amministratore Delegato di Acquirente Unico SpA e dal luglio 2012 è stato nominato anche Presidente della stessa società.

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