“La cosa importante è che abbiamo dimostrato che l’impossibile diventa possibile”.
In queste parole c’è il senso dei una legge, la 180, rivoluzionaria che segnò la fine dell’era degli ospedali psichiatrici in Italia, . A pronunciarla era il ‘padre’ di quella legge, lo psichiatra Franco Basaglia, che diede vita al Movimento per il superamento degli istituti psichiatrici. Da allora è cambiato il volto della malattia psichiatrica nel nostro Paese, ma restano tuttavia molte le criticità da affrontare, a partire da un sistema di assistenza per il quale i finanziamenti sono ancora insufficienti. ne ho parlato con il Dott. Francesco Risso, direttore del Dipartimento Salute Mentale dell’ASL1 di Cuneo.
Dott. Francesco Risso, direttore del Dipartimento Salute Mentale dell’ASL1 di Cuneo.
D. – Chi è stato Basaglia?
R. – Franco Basaglia nasce a Venezia l’11 Marzo 1924 e nel suo centenario viene doverosamente ricordato come una delle figure più’ straordinarie del XX secolo, artefice insieme a suoi coraggiosi collaboratori di una delle più’ importanti esperienze di trasformazione della Psichiatria. Al suo nome è legata la Legge 180 del 1978 che ha sancito la chiusura dei Manicomi, luoghi di terribilita’, di aberrante isolamento, di violenza e abbandono inaudito. Veri Lager in cui centinaia di migliaia di pazienti furono internati per tutta la loro vita. Racconta Franco Basaglia che la sua prima impressione quando varco’ la soglia del Manicomio di Gorizia nel 1964 fu quella di una “enorme sala anatomica dove la vita aveva l’aspetto e l’odore della morte”.
D. – Qual è stata l’importanza e gli obiettivi principali della legge Basaglia nel contesto della salute mentale in Italia?
R. – La legge 180 ricordata come legge Basaglia ha permesso, come sopra evidenziato, l’abbattimento dell’istituzione manicomiale e la nascita di una Psichiatria territoriale la cui “Mission” era e rimane quella dell’integrazione del malato mentale nella società’.
D.- Quali sono le sfide o le criticità che sono emerse a seguito dell’attuazione della legge Basaglia?
R.- La scommessa vinta di Franco Basaglia è quella di aver dimostrato che “l’ impossibile può’ diventare possibile”, cioè’ assistere e curare i pazienti in un altro modo, scorgendo l’umano nei loro volti e aiutandoli nel loro cammino di vita verso una piena integrazione sociale, lavorativa e relazionale nella Comunità’.
D. – Qual è stata l’importanza e gli obiettivi principali della legge Basaglia nel contesto della salute mentale in Italia?
R. – La legge 180, una delle leggi più’ importanti della nostra Repubblica, come ci ricorda il nostro Presidente Sergio Mattarella, è diventata un esempio per tantissimi paesi e la Psichiatria Italiana è’ diventata un centro di studio e di riferimento per l’Organizzazione mondiale della Sanità’ per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica.
D. – Sulla base della sua esperienza quale impatto aveva avuto la legge per i nosocomi cuneesi?
R. – Anche nel nostro Territorio provinciale si sono sviluppati gli interventi territoriali con l’istituzione dei Dipartimenti di Salute Mentale con la presenza dei centri di salute mentale, dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura per i ricoveri dei pazienti in fase acuta, delle comunità’ terapeutiche, e degli interventi riabilitativi volti al reinserimento psicosociale dei pazienti affetti dai più’ gravi disturbi mentali. Purtroppo politiche scellerate degli ultimi 20 anni hanno portato al depauperamento dei servizi territoriali in tutto il nostro Paese in termini di risorse economiche e di personale.
D. – Quali possono essere le implicazioni della legge Basaglia per altri paesi o contesti internazionali?
R. -L’ Italia dedica il 2,5 per cento della spesa sanitaria alla salute mentale che ricordo è la prima causa di disabilità’ nel mondo occidentale soprattutto tra i Giovani, a fronte di un 10% dedicato dai paesi avanzati del Nord Europa ( Inghilterra, Svezia, Danimarca, Finlandia e la stessa Francia).
D. – Allo stato attuale la legge Basaglia a tanti anni dal suo varo è migliorabile e se si in che misura e come?
R. – Il mio augurio è’ quello che le politiche della salute mentale che a fronte di un aumento di circa il 30 per cento, soprattutto dopo la pandemia Covid 19, di tutti i disturbi mentali quali ansia, depressione, psicosi, disturbi alimentari, uso di sostanze, con un esordio sempre più’ in precoce anche all’ età’ di 13/15 anni, tornino al centro dell’agenda politica del nostro paese in termini di priorità’ di investimento economico e di risorse umane.
La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere. Aprire l’Istituzione non è aprire una porta, ma la nostra testa di fronte a “questo” malato.
Franco Basaglia (1924–1980)