Gerry Scotti: “Sono popolare ma non populista”

di Lorenzo Rosso

Gerry Scotti è stato introdotto e presentato dalla giornalista Alessandra Comazzi in un’intervista interamente dedicata alla sua vita e le sue esperienze.

Se da un lato, tutti sono abituati a vedere Gerry Scotti nei principali programmi televisivi, dall’altra parte Gerry ha avuto una vita molto intensa, ricca di colpi di scena e traguardi importanti. Si contano indicativamente 600 prime serate e 6200 puntate.

“Io arrivo dal mondo della Radio. È stata per me la migliore scuola: elementare, media, superiore e Università. Attraverso la radio sono riuscito a farmi notare fino a diventare quello che sono oggi.”

Gerry proviene da una famiglia contadina, perlopiù abituata alla campagna; “Non ho mai negato le mie origini. So cosa vuole dire arrivare in televisione partendo da zero. Ringrazio i miei genitori che mi hanno sempre supportato.” Durante l’incontro si è parlato a lungo del rapporto umano nel mondo televisivo, partendo dal ragionamento proposto dalla Comazzi ovvero quanto la cattiveria in televisione sia sopravvalutata.

“Il conduttore di un programma secondo me non dovrebbe essere cattivo – ha commentato Gerry – la cattiveria non appaga. Bisogna essere comprensivi. Mi commuovo quando nei talent vengono quei ragazzi che si sono allenati per anni per esibirsi in tre minuti, in un certo senso li capisco. Ecco, l’uomo deve iniziare a smettere di nascondere la propria tenerezza. Dobbiamo piangere e farci vedere piangere.”