di Piero Giuseppe Goletto
Tutto quello che si doveva dire in punto di morte di Piero Angela è stato detto prima dal diretto interessato, con il suo messaggio social, vero e proprio testamento spirituale, e poi dal figlio Alberto nell’orazione funebre.
Chi scrive è uno tra le legioni di persone che devono a Piero Angela l’essersi avvicinati alla scienza e sono moltissime le persone che hanno trovato ispirazione a seguire strade importanti nella scienza e nella tecnologia grazie al lavoro del grande giornalista torinese, il cui valore professionale è del tutto alla pari con colleghi quali David Attenborough (il paragone non è stato fatto da chi scrive ma da Nature, rivista scientifica tra le più importanti al mondo), oppure, guardando ai giornalisti televisivi che si sono occupati di cronaca oltreoceano, a Dan Rather.
La divulgazione scientifica è una nobile attività giornalistica ed è, in una qualche misura, insegnamento; ma la professione di insegnante è mestiere almeno altrettanto nobile, che ha per obiettivo trasmettere un sistema organico e strutturato di conoscenze e capacità e soprattutto un metodo di studio che è pertinente alla specifica disciplina.
A chi scrive non piace molto il termine divulgazione, peraltro. Nella sua attività Isaac Asimov, che di professione era docente universitario di biochimica, era definito “popularizer”, termine che rimane tradotto come “divulgatore” ma rende meglio il ruolo di una persona che si impegna nel rendere popolari concetti scientifici anche difficili in modo da farli diventare cultura diffusa.
Trasformare concetti scientifici in cultura diffusa cioè tradurli “dall’italiano all’italiano” richiede molto rigore, conoscenza e rispetto del metodo scientifico e di affrontare una difficoltà tipica della scienza.
L’attività scientifica si svolge lungo tempi molto più lunghi della cronaca e la ricerca, per sé, può diventare una notizia tanto importante quanto la classica scoperta, su cui è molto più facile richiamare l’attenzione. Ci pare di capire che sia anche importante far comprendere i contesti e le motivazioni dei ricercatori, cosa genera le domande a cui intendono rispondere e far capire che le risposte trovate rimangono provvisorie: il dubbio è lecito, a date condizioni è parte essenziale del fare scienza.
Chi scrive è colpito in particolare, da due elementi relativi al lascito culturale di Piero Angela.
Il primo elemento che colpisce è l’ideale di una mente aperta, duttile, poliedrica, e in questo senso va secondo chi scrive interpretato il riferimento a Leonardo Da Vinci. Il secondo elemento è un metodo, consistente nel documentarsi e studiare e basare le proprie affermazioni su quanto si è appreso e non su schematismi alla lunga limitanti o perdenti.