Second Life, quale futuro?

di Alessandro Claudio Giordano

Second Life è in crisi? Quante volte ci siamo fatti questa domanda. Manca il denaro? No mancano le idee per risalire. Io sono sempre stato affascinato da Second Life e vivo questa esperienza da molti anni, ma non l'ho mai trovata all'altezza dei suoi progetti e del suo sviluppo.

Un tempo la progettualità dei designers e dei buiders andava di pari passo con la vita di SL, e non era difficile trovare main streamer (aziende o istituzioni private o pubbliche come alcune università americane ed europee, Dell, IBM, il NOOA, o la Dresden Gallery per citarne alcuni) che investissero denaro su piattaforme a carattere informativo o culturale, oppure realtà di promozione musicale che promuovevano attività. Oggi tutto questo non c’è più. Molte associazioni, enti (anche ministeriali) hanno lasciato.  Oggi c’è il vuoto, una voragine che accentua ulteriormente il predominio del lato oscuro di Second Life.

Il mondo virtuale è cambiato. Così in SL non ci sono molte novità ed invece che di un vivace ambiente sociale pieno di esperienze fresche e all'avanguardia, viene offerto un videogame pieno di buggy con risoluzioni grafiche ed audio ai limiti della tenuta per semplici home pc in cui trovare qualcosa di davvero interessante è come trovare un ago in un pagliaio. Un mondo che avrebbe dovuto essere un enorme parco giochi per i giocatori e i tecnofili di tutto il mondo ha finito per essere invaso da contenuti poco raccomandabili (si sono evidenziate nel tempo in siti in cui l’estremizzazione della sessualità e del denaro, hanno compromesso quello che avrebbe dovuto essere un enorme mercato per il fiorente universo online. Ci ritroviamo con siti vuoti e città fantasma, che si animano qualche volta la settimana o poco più. Di questo tutti siamo responsabili, chi investe e chi gioca e anche chi organizza e gestisce il “gioco”.

Concretamente nessuno ha proposto nulla, si sono fatte ipotesi come quella di trasferire su una piattaforma i contenuti “mature” proprio per incentivare il ritorno di grandi investitori, per intanto i piccoli (gli owners delle sims) cercano di reggere l’urto e programmare. Senza di loro il gioco finirebbe domani mattina. I costi sono alti (una sim full costa 229.00 u$a al mese se la sim è Linden Lab, se affittata da privati si aggira attorno ai 17000 lindends 70.00 u$a) più i contenuti (Djs, hosts, premi ed eventi) questo è a discrezione degli owners ma mediamente si aggira attorno ai 30.000 lindends la settimana 125.00 u$a la settimana) più o meno. Pochissimi gli owners che finianziano interamente le sim. Molti i gruppi di tre, quattro o più persone.  E sovente le liti e la gelosia tra loro fa cadere tutto. Quante sono le sims che reggono questi prezzi? Poche. Le più chiudono in poche settimane.  Ll problema è che per quanto semplice sembri quello dell’owner è un ruolo molto difficile e chi non ha capacità organizzative, amministrative e manageriali cade. Linden Lab dovrà riorganizzare il gioco incentivando e promuovendo la creatività degli utenti. Ed ad oggi restano pochi builders, pochi scripters, pochi designers ed ancor più pochi owners capaci di reggere tutti insieme il colpo di questa recessione. Così come chi fa spettacolo nell’ambito di SL (vedi i DJs ed i cantanti abituati a lavorare con tanta professioniltà nel metaverso . Second Life si salverà rispondendo alle esigenze dei suoi clienti buone e sane, evitando compromessi con tutto ciò che è estremo o violento e che è la causa principale delle difficoltà  che oggi SL cerca di superare.