Il giovane Holden

di Alessandro Claudio Giordano

“…Io sono il più fenomenale bugiardo che abbiate mai incontrato in vita vostra. È spaventoso. Perfino se vado all’edicola a comprare un giornale, e qualcuno mi domanda che cosa faccio, come niente dico che sto andando all’opera. È terribile. “ Holden Caulfield è la voce narrante, il giovane protagonista del romanzo.

Ha diciassette anni, un’aria ribelle e proviene da una famiglia benestante di New York. Come molti adolescenti, egli ha desideri, ma soprattutto un sogno irrealizzabile, ovvero difendere l’innocenza e la purezza dei bambini. Il romanzo è ambientato in prossimità delle vacanze di Natale e dopo essere stato cacciato dal Pencey, il prestigioso college dove era iscritto, Holden vaga senza meta per la città, entrando in cinema, alberghi, bar, passeggiando per Central Park e chiedendosi dove vanno a finire le anatre quando in inverno il lago del parco si ghiaccia. Il ragazzo è a disagio in una società di cui si sente estraneo ed emarginato. Descrive le difficoltà nel rapporto con i coetanei e nel condurre una vita serena. Holden si trova quindi a metà strada tra l’adolescenza e la maturità, è lontano dal mondo dei suoi coetanei e pure da quello degli adulti. È un ragazzo che non è interessato all’imitazione e al gruppo conformista: si sta avviando verso la crescita, tentando di sperimentare un tipo di vita personale e di trovare la propria strada in mezzo a un mondo che gli appare per lo più sbagliato. Questo è di fatto un romanzo di formazione ed ha il merito di incidere in modo profondo sui più importanti momenti della vita. Il giovane Holden (The Catcher in the Rye), è il capolavoro dello scrittore statunitense J. D. Salinger ed il primo grande esempio della Beat Generation, un movimento giovanile che si sviluppò negli Stati Uniti intorno agli anni cinquanta con lo scopo di combattere una vera e propria rivoluzione culturale; tra gli autori che ne hanno fatto parte, scrittori del calibro di Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs. Il titolo nasce dalla storpiatura dell’incipit che Holden opera in uno dei passaggi più importanti del romanzo quando, alla domanda della sorella Phoebe su cosa voglia veramente fare da grande, risponde, ispirandosi proprio alla poesia di Burns, “colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale”.

L’espressione risulta particolarmente sgraziata se tradotta letteralmente in italiano (The Catcher in the Rye, L’acchiappatore nella Segale) mentre nella lingua originale suona bizzarra per l’immagine che evoca formata da termini comuni: catcher indica un ruolo ben preciso nelle squadre di baseball, mentre rye è popolare quanto il Rye whiskey, un distillato che, secondo le leggi degli Stati Uniti deve essere prodotto impiegando almeno il 51% di segale. Pubblicato nel 1951 e tradotto in Italia per la prima volta nel 1961, è un libro che continua a distanza di anni ad avere buone vendite e diremmo è considerato a buona ragione un classico novecentesco della letteratura giovanile. Il romanzo è una parentesi sull’adolescenza, che rappresenta il periodo particolarmente difficile per ogni giovane, specie se non viene seguito dalla famiglia, come nel caso di Holden. È un problema che molti ragazzi di quest’età devono affrontare. Leggere Il giovane Holden significa vagabondare tra disperazione e disinganno, cadere sotto i colpi  di  convenzioni  sociali e culturali, percepire la tirannia ad ogni angolo di strada in ogni momento della nostra esistenza. “…Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? Voglio dire, ti succede mai d’aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa? Voglio dire, ti piace la scuola e tutte quelle buffonate…”.Una storia questa che va letta e riletta più volte, magari in differenti momenti della nostra vita per rendersi conto che alla fine, Holden Caulfield è ognuno di noi, alla ricerca del proprio posto nel mondo.