di Alessandro Claudio Giordano
Il grande Gasby venne pubblicato in prima edizione il 10 aprile 1925, ma non ebbe un grande successo. Eppure T.S. Eliot lo definì “il primo passo in avanti fatto dalla narrativa americana dopo Henry James“, e anche Hemingway ne rimase particolarmente colpito (disse all’autore che non avrebbe più potuto permettersi di scriver qualcosa di “kitsch” dopo un romanzo così bello).
La trama è complessa e si presenta come un disilluso affresco della società americana negli anni che precedono la crisi del ’29 . Narra la storia di Jay Gatsby, miliardario misterioso e ambiguo arricchitosi in maniera sospetta. Ossessionato dalla figura dell’amata Daisy, Gatsby simbolizza tutti i miti e le contraddizioni del “sogno americano”. “Negli anni in cui ero più giovane e vulnerabile, mio padre mi diede un consiglio: cerca sempre di vedere il lato migliore della gente, mi disse. Di conseguenza tendo ad astenermi da ogni giudizio. Ma persino io, a volte non ci riesco. A quei tempi, tutti noi bevevamo troppo. Più eravamo in sintonia con i tempi, più bevevamo. E nessuno di noi apportava qualcosa di nuovo…”Ecco il vero protagonista del romanzo Nick Carraway, che guiderà il lettore attraverso i sentimenti dei protagonisti amanti, svelerà i loro segreti accompagnando il lettore in un viaggio nel più intimo per conoscere certezze, dubbi e debolezze di una società finta. Nel Grande Gasby i personaggi si nascondono dietro una maschera: per questo le emozioni vere, quelle che si provano durante i momenti in cui la maschera cade (come ad esempio, nella storia d’amore tra Gatsby e Daisy), possono semplicemente svanire nel nulla.
La storia è una sorta di specchio del mondo reale in cui si viveva in quell’epoca. Un’età che lasciava presagire la decadenza che avverrà negli anni Trenta, tutta basata sull’apparenza e la ricchezza. Forse, il maggiore insegnamento che possiamo trarre da Il Grande Gatsby è che il passato non si può ripetere. Le variabili spesso cambiano e non sono quasi mai controllabili dall’uomo. Si possono ottenere tante cose, nella vita, ma spesso tutto questo non basta e ciascuno continua a sentirsi vuoto perché non possiede l’unica cosa che davvero vuole, quella che spinge tutti ad andare avanti. Gatsby vive per il suo passato, e per la speranza di poterlo trasportare al presente e al futuro. Speranza che, però avrà per lui una tragica conclusione. A sua volta anche il personaggio di Daisy appare alquanto incerto e spaventato da tutto ciò che sta accadendo e da questo riversarsi del suo passato all’interno del suo ben diverso presente. La donna non riesce a prendere una decisione per ilfuturo. Ed il personaggio-narratore, Nick Carraway, rimarrà per tutto il corso del romanzo un po’estraneo alla vicenda principale: nonostante sarà proprio lui a rendere possibile l’incontro tra i due vecchi amanti. Con questo stratagemma, del narratore che conosce la storia nello stesso modo del lettore. Fitzgerald non fa altro che aumentare la suspance, e rende possibili gli innumerevoli colpi di scena che si susseguono all’interno del romanzo.Il libro in fondo ci dice che le cose belle esistono ma, se non ci si prende cura di loro si perdono presto per non tornare più. Quindi sarebbe necessario impegnarsi così che ciò che ci importa davvero rimanga con noi. Spesso il mondo è ingiusto ma è proprio per questo e per una sorta di provvisorietà che tutti vivono che hanno origine grandi storiecome questa. L’autore è, abilissimo e non compie una dettagliata e diretta analisi dei personaggi,
lasciando che questa si formi da sola mano a mano che la vicenda entra nel vivo. Fitzgerald ci conferma “…la vita sarebbe sicuramente meno emozionante, se fosse perfetta…” Un amaraconclusione forse ma tanto tanto vera.
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