Le fortezze alpine: la guerra sulle montagne

di Alessandro Claudio Giordano

 Le Alpi Marittime hanno per secoli rappresentano un ostacolo impegnativo, diremmo un argine naturale alle comunicazioni tra la Riviera e la Pianura Padana.

Certamente la via più diretta per raggiungere le pianure da una parte del Po e dell’altra del Rodano. L’assenza poi di grandi città soprattutto a ridosso dell’area alpina era un varco sicuro per armi e uomini. Le Alpi erano un ostacolo importante, ma strategicamente l’occasione da una parta e dall’altra, per essere presidiate. Divenne così essenziale la costruzione di importanti opere militari nel rispetto del principio” “a ogni stato le acque che vi scorrono”, “per cui si collocò la frontiera naturale sulla linea di displuvio con tanti saluti al rispetto per aree con affinità storico culturali. Traccia importante di questo è il Trattato di Utrecht del 1713 che formalizza come le frontiere alpine siano “stagne, invalicabili e sacre”.

Per logiche di carattere militare sono due le aree su cui si concentrò l’attenzione degli architetti militari. La prima era  per conformazione naturale quella del Massiccio dell’Argentera-Mercantour, un bloccodi rocce cristalline che confinava a nord-ovest dal Colle della Maddalena, mettendo in comunicazione la Valle dell’Ubaye (e quindi della Durance e la Provenza) con le valli della Stura di Demonte e del Po, e a sud dal Colle di Tenda, collegando il Piemonte al mare attraverso la Valle Vermenagna e la Valle Roya. La seconda sul massiccio dell’Authion che culminava in una spianata erbosa, che permetteva il controllo delle valli della Roya, della Bévéra e della Vésubie.

Tutta la zona dalla parte sia italiana che francese è stata teatro di battaglie e scontri sin dalla metà del settecento.

Nel 1744, l’esercito franco-spagnolo, capitanato dal Principe Conti attraverso il Colle della Maddalena. aggirato lo sbarramento piemontese alle Barricate riusci con dodici battaglioni, stanziati sull’intera area a raggiungere ed assediare il Forte di Demonte, che cadde in pochi giorni Le truppe francesi puntarono poi su Cuneo  scende rapidamente con le truppe rimanenti a dare l’assalto alla città di Cuneo. Il forte di Demonte, come le altre fortificazioni piemontesi del XVIII secolo, venne smantellato a partire dal 1800, come imposto dal Trattato di Parigi del 1796.

 

Nel 1792, la giovane Repubblica francese indirizzò tutti gli sforzi militari alla conquista della Contea di Nizza. Il litorale mediterraneo e Nizza caddero rapidamente, piemontesi e austriaci, dovettero ripiegare  sull’Authion e a Saorge, dove riuscirono nell’intento di  respinger  con successo tutti gli francesi, dimostrando come accennavamo, prima  l’importanza strategica della zona. Le truppe francesi riuscirono poi a superare lo sbarramento difensivo grazie a una manovra di aggiramento, attraversando i territori neutrali della Repubblica di Genova.

Nel 1815, dopo la caduta del “Primo Impero”, la Contea di Nizza venne restituita al Regno di Sardegna e la Francia costretta a pagare ingenti danni di guerra. I Savoia impegnarono gran parte del denaro per ricostruire e risistemare le antiche fortezze. Nel 1834 vennero affidati agli architetti Racchia e Barabino i lavori di costruzione della fortezza di Vinadio, destinata a sostituire il Forte di Demonte nella difesa della Valle Stura. Per questo motivo i numeri danno bene l’dea: milleottocento soldati, sessanta animali e quarantacinque pezzi di artiglieria, questa era la difesa sul fronte del Colle della Maddalena.

Forte di Vinadio

Sul versante francese, dal 1826 vennero costruite importanti fortificazioni in tutta la zone dell’Ubaye come il presidio di Tournoux i cui lavori impegnarono il Genio francese per un ventennio.

Si dice che “…abitualmente i confini vengano tracciati con la matita dagli uomini di Stato. E così il Trattato di Parigi del 1860 costrinse i due paesi a modificare le loro strategie difensive. Infatti la Contea di Nizza e l’Authion tornarono francesi, consentendo alla Francia un accesso più diretto dal Colle di Tenda. Durante la negoziazione del trattato, però Vittorio Emanuele II ottenne da Napoleone III i territori delle sue riserve di caccia, e così  la nuova frontiera si spostò  oltre  alla linea  naturale, mettendo gli italiani in posizione di forza su tutti gli sbocchi delle valli frontaliere: Roya, Vésubie e Tinée. Capriccio o strategia lo Stato Maggiore francese fu costretto a spostare la propria linea difensiva alle spalle dei comuni di Saorge, Saint-Martin-Vésubie, Valdeblore e Saint-Sauveur-sur-Tinée. E così cambiarono ancora una volta programmi e progetti.

Da parte francese una prima serie di fortificazioni venne realizzata dal generale Séré de Rivière, e come si poteva supporre l’Authion fu i,l’area che più di altre usufrì di questi interventi.con la costruzione ad esempio nel 1895, dei forti di Mille Fourches, della Forca e della ridotta dei Trois Communes e poi la protezione della via del Colle di Tenda completata dal poderoso forte del Barbonnet, che controllava tutto il bacino di Sospel, ultimo bastione difensivo sulla strada per Nizza.

Nell’Ubaye, la modernizzazione del forte di Tournoux iniziò nel 1870, e vene completata da opere importanti da un punto di vista logistico e strategico come le batterie dei Cols de Caurres, della Serre de Laut, della Roche la Croix, del forte di Cuguret e della capanna Olivier (chiamata anche “batteria Mallemort”). Altri interventi poi vennero effettuati su base difensiva armando le gole  della Vésubie e della Tinée.

 

Presidio di Tournoux

Con l’ascesa al potere di Mussolini ed in seguito la pretesa di nuova annessione della Contea di Nizza del 1928, la Francia decise di alzare il livello di attenzione estendo la linea difensiva a tutte le Alpi, realizzando forti di tipo Maginot con trincee per artiglieria e fanteria alpina: i famosi Battaglioni Alpini di Fortezza. Queste strutture realizzate in cemento armato avevano sotterranei profondi anche più di cento metri e capaci di ospitare sino a quattrocento uomini. Le trasmissioni avvenivano tramite linea telefonica e via radio.

Così sorgono grandi opere come la di Sainte Agnès, di Saint Roch, del Monte Grosso, del Barbonnet (Forte Suchet) e dell’Agaisen a Sospel, del Plan-Caval e del Colle di Brouis all’Authion, di Flaut e Gordolon in Vésubie, di Rimplas nella media Valle della Tinée, di Restefond in alta Val Tinée, come pure i forti dell’Ubaye citati in precedenza, che vengono a loro volta modernizzati. Questo sistema arresterà  efficacemente il

tentativo di sfondamento italiano nel 1940. Nell’aprile del 1945, il campo trincerato dell’Authion, occupato dell’esercito tedesco, verrà riconquistato dalla prima Division Française Libre del generale De Gaulle.

 Un gran numero di queste opere si trovano oggi sul versante francese, in particolare le batterie di tiro, e sono ancora visibili nei pressi delle Gole di Paganin, di San Dalmazzo e di Vievola.

 Dopo l’armistizio del settembre 1943, le postazioni fortificate vennero abbandonate dall’esercito italiano ed utilizzate dai partigiani  come ricoveri e deposito logistico di armi e munizioni. Quello che rimanesa in territorio italiano fu parzialmente occupato sino al 1945 da sparuti gruppi di truppe tedesche che poi le abbandonarono in ritirata. I forti e le caserme del Colle di Tenda vennero assegnati alla Francia nel 1947.

 

Truppe francesi ad Authion

La regione montuosa del Massiccio dell’Argentera-Mercantour che la parte verso il Colle di Tenda sono ancor oggi un esempio di strategia militare applicata e rappresentano un patrimonio di architettura militare unico. Valorizzarlo è un atto tangibile di merito per la storia condivisa di una comunità transfrontaliera che ha molti tratti comuni e condivisi. Ed in un’epoca di integrazione questo vale la storia di ciascuno.