CoMIX - Viaggio nel mondo del fumetto e dell’animazione - Tintin

di Piero Giuseppe Goletto

Tintin compie novant’anni proprio quest’anno.

 Tintin nasce dalla matita del fumettista belga Hergè negli anni Trenta ma solo nell’immediato secondo dopoguerra incontra il successo. Hergè crea con questa serie di fumetti la corrente “ligne claire” fatta di chiarezza narrativa. La linea chiara franco-belga è l’equilibrio tra grafica, colore, stile letterario. Perché per la corrente “ligne claire” il fumetto è anzitutto narrazione e la rappresentazione grafica permette al lettore di concentrarsi sulla storia e sui personaggi. Da questa “linea chiara” emergerà poi la scuola belga del fumetto a cui dobbiamo personaggi come Lucky Luke o i Puffi e poi, raggiunta la Francia, Asterix.

 Hergè combattè per tutta la vita contro la depressione, non ebbe figli – forse Tintin è il figlio che Hergè avrebbe voluto avere e non ha mai avuto. O forse…

… ““Tintin è me stesso. Egli riflette la migliori e più brillante parte di me, lui, per me, è un doppio successo. Io non sono un eroe, ma, come tutti i vecchi rimasti ragazzi/quindicenni, ho sognato e sogno di esserne uno … e non ho mai smesso. Tintin ha realizzato molte cose per conto mio. ” Hergé

 Tintin ha una testa rotonda, i suoi occhi sono due puntini, ha un ciuffo che lo rende immediatamente riconoscibile; come Sherlock Holmes il nostro eroe ha un forte occhio per i dettagli, grande intelligenza deduttiva ed è maestro nel travestimento. Però domina qualunque mezzo di locomozione, come James Bond.  

 Tintin è un reporter ed il suo autore si preoccupa anzitutto di inserirlo in un modo il più possibile reale, contestualizzandolo in maniera attenta (Hergè era anche cultore dell’architettura).

Tintin è un avventuriero borghese, ragazzo giovane, retto, coraggioso, cavalleresco, forse conservatore.

Tintin sfida la morte combattendo agenti bolscevichi, gangster, razzisti, trafficanti di droga e di armi, contrabbandieri internazionali, sette segrete, scienziati criminali, militari golpisti, tiranni e aspiranti tali.

 Accanto a lui Milou, cagnolino pensante; l’irascibile capitano Haddock, con la sua ricorrente gag della zuccata; il geniale professor Girasole, i due investigatori pasticcioni pasticcioni, Dupont e Dupond. Tutti costoro sono protagonisti di storie avvincenti, con momenti francamente comici e momenti di suspance.  Una precisazione. Tintin in Congo (1946) non è razzista. Hergé riflette l'atteggiamento coloniale di quel tempo e gli stereotipi semplicistici e paternalistici dell’epoca. Al solito: i processi politici applicati ai fumetti lasciano il tempo che trovano.

 E’ da notare, per inciso, che la forma dello Starship di Elon Musk riprende quella del razzo di “Obiettivo Luna” e che a Bruxelles si trovano murales ed è attivo il Museo Hergè a lui dedicati. Dal fumetto (23 volumi che hanno venduto in tutto più di 150 milioni di copie in tutto il mondo) sono stati prodotti film e serie TV; in particolare nel 2011 è stato diffuso “Le avventure di TinTin: Il segreto dell’Unicorno”. Un nuovo film diretto da Peter Jackson sarà presto in lavorazione.