Stefano Tiozzo: impressioni di viaggio di un fotoreporter

di Alessandro Claudio Giordano

Stefano Tiozzo, un tempo dentista oggi foto reporter ci racconta la sua esperienza. Con lui abbiamo chiacchierato Dai primi scatti con una Reflex, regalo di laurea, ai viaggi fotografici, agli ormai quasi duecentomila followers su You Tube sino al rapporto privilegiato con la Russia dove vive da quando si è sposato ed ai libri che scrive. Stefano infatti si divide tra Mosca, Torino ed il mondo che visita accompagnando amanti dell’avventura e della fotografia.

Un tempo eri un dentista, poi hai cambiato idea ed hai scelto la vita del travel photographer. Quando e per quale motivo hai deciso di lasciare trapano e pinze per la fotografia documentarista?

Questo, ovviamente, è un processo che ha richiesto molto tempo ed è iniziato nel 2013 un pò per caso. Nel 2016 è arrivato il momento della svolta. Per fare un'estrema sintesi di un lungo processo che ho raccontato nel mio primo libro “L'anima viaggia un passo alla volta”, tutto è accaduto quando mi sono accorto che tutto ciò che facevo nel mondo del dentista, che era sincera passione, mi piaceva ed esprimevo anche qualità che ho sempre avuto fin da piccolo. Tutto questo però era ostacolato come da una specie di forza invisibile che faceva andare non tanto bene anche le cose che non potevano che andare bene. Mentre dall'altra parte tutto ciò che era viaggi, fotografia e video documentari aveva la stessa forza invisibile che invece faceva andare tutto quanto benissimo. E dove l'impossibile diventava possibile. Era come se ci fosse una specie di alone magico intorno a quello che facevo al punto in cui mi sono convinto, col senno di poi devo dire non sbagliando, che la mia strada non era quella dello studio dentistico ma del viaggiare e fotografare. Così nel 2016 ho iniziato più sul serio e nel 2017 quando poi ho sposato sono andato a vivere all'estero ed ho preso poi la decisione definitiva di provarci al cento per cento. Ecco questo in super sintesi il quando e per quale motivo quindi per quale motivo mi sono convinto che quella fosse la mia strada e quello che fosse in assoluto lo scopo che dovevo seguire nella mia vita.

Quando è arrivata la prima macchina fotografica in casa?

La mia personale prima macchina fotografica è arrivata durante gli anni dell'università. Ne avevo preso una piccolina per documentare i casi clinici che seguivamo come studenti, per poi fare le relazioni agli esami. Con la laurea arrivò la mia prima reflex che è quella con cui ho fatto tutti i miei primissimi documentari ed i servizi fotografici per conto mio. Ovviamente scatti che facevo esclusivamente per passione quindi stiamo parlando del 2009 perché in quell’anno mi sono laureato.

Sei un travel photographer di successo con oltre 190 mila followers che ti seguono sui socials. Vedo che riesci a dare continuità al rapporto con gli amici che fanno parte della tua community, deve essere comunque impegnativo. Come riesci ad organizzarti

Cerco di fare del mio meglio per incastrare tutto quello che si riesce tra la vita privata con gli amici e la community. Molto è dovuto al fatto che organizzando viaggi tante persone viaggiano con me e quindi durante quei viaggi si creano rapporti molto stretti. Per quanto riguarda gli amici di un tempo, quando si riesce ci si vede e questo accade sempre più raramente per gli impegni che si hanno.

 

Dei molti video che ci sono in rete uno mi è rimasto impresso: il tuo viaggio sulla Transiberiana. Un reportage che fotografava bene atmosfere e caratteristiche dei posti visatiti. E’ solo una mia impressione? Quello è sicuramente il mio viaggio più famoso ed è l'unico video che ha superato il milione di visualizzazioni sul mio canale You Tube ed è anche, se vogliamo, il viaggio che un po' mi ha consacrato come documentarista di viaggio. Quindi ha un ruolo storico e per tanti versi è ancora uno dei miei video migliori. Chiaro che poi siano arrivati video migliori da punto di vista tecnico e forse con una storia meno interessante, anche perché quella era un'avventura molto particolare e comunque un punto cardine della mia carriera.

Come si strutturano i tuoi viaggi fotografici? 

Quelli fotografici sono viaggi di gruppo come tanti ce ne sono, semplicemente, rivolgono un'attenzione particolare alla bellezza intesa come bellezza fotografica. Mi spiego meglio, in un viaggio fotografico rispetto a ad uno di gruppo normale ci si alza all'alba per avere una bella luce o per vedere un posto senza persone, fare le foto migliori rispetto a quelle che faresti durante una visita in orario standard. E’un viaggio dove magari si sta molto tempo ad aspettare che arrivi l'aurora boreale e si ha un approccio molto più lento, più filosofico. Direi c’è la scusa per prendere delle belle fotografie ma in realtà questo garantisce l'esperienza di poter godersi realmente un posto con calma con i tempi giusti. Questa è la struttura dei miei viaggi fotografici che, sicuramente, la fa differire moltissimo dalla maggior parte dei viaggi di gruppo che troviamo in commercio. Questo è anche il motivo per cui la maggior parte delle persone che viene a con me poi torna. Anzi torna molto di frequente perché appunto questo genere di valore quindi il apprezzare il tempo, i tempi della natura la bellezza della luce di un certo momento sono cose che è molto difficile trovare altrove.

Qual è il posto che più di tutti porti nel cuore?

Sono molto legato al Nord Europa tutto nel suo insieme. Il primo amore è stata l'Islanda ma poi se ne sono aggiunti anche molti altri. Diciamo che se dovessi dire tre posti che porto nel cuore più di ogni altro per le fotografie direi il Nord Europa il Sud America e il Giappone. Per quanto riguarda l’esperienza interiore indubbiamente l'India ha un ruolo speciale.

Vivendo anche a Mosca e conoscendo bene la Russia, che idea ti sei fatto della società russa e quanto difficile è misurarsi con gli effetti di una guerra, quella russo ucraina, che ha travolto tutto, anche i rapporti di amicizia ed a volte anche di parentela.

Indubbiamente conoscere la Russia in questo momento è una cosa rara perché è un paese che molti non conoscono ed oggi si percepisce ancora meno perché la comunicazione è semplicistica e molto banale da quando è scoppiata la guerra.  E’ difficile misurarsi con gli effetti di una guerra per quelle che sono le difficoltà logistiche e questo anche in seguito alle sanzioni. Ma la società russa all'interno non sembra quasi accorgersene. Ciò che si vede è esattamente quello che si vedeva nella New York del 2003 quando il paese era impegnato in una guerra disastrosa e violenta contro l'Iraq, ma in patria, in casa, ognuno viveva la sua vita normalmente. Ecco in Russia sta succedendo un pò questo. Naturalmente trattandosi di una guerra che a differenza di quella tra America ed Iraq, questa viene fatta con un proprio vicino, con cui gran parte della popolazione è imparentata o ha amicizie. Così è doloroso avere a che fare con una cappa di rabbia, dolore e frustrazione che si accompagna a questa guerra e coinvolge tutte le fasce della società sia in quelle non toccata dalla guerra che quelle direttamente più coinvolte perché forse hanno un parente o un amico che ha dovuto andare al fronte o peggio ancora un amico o parente dall'altro lato che si è visto la casa distrutta ho dovuto scappare. insomma tutti tutti i drammi che si accompagnano a questa come una qualunque altra guerra insomma L'idea che mi sono fatto della società russa non è cambiata rispetto all'inizio della guerra ed è un qualcosa che io ho raccontato molto bene nel mio ultimo libro. La Russia è sempre quella di prima. Oggi è cambiato solo il modo in cui noi ne parliamo ed in cui noi la percepiamo. Ma anche questo è frutto di una scelta politica e non certo di una trasformazione antropologica della società.

 

Riusciremo a risolvere la guerra in Ucraina?

Qualunque guerra ha un inizio ed una fine. Anche questa ad un certo punto finirà e la risolveremo. Bisognerà vedere il come e qui, inevitabilmente, si apriranno mille speculazioni. Questa è una guerra che ci ha insegnato che non esiste nulla di impossibile o irrazionale. Ciò che a tutti sembrava impossibile, cioè che queste guerre iniziasse, si è dimostrato poi realtà fattuale. Ed anche tutto quello che è arrivato successivamente, ad esempio la mobilitazione in Russia e la continua e sempre crescente fornitura di armi all'Ucraina, quando si era partiti con armi tra virgolette meno distruttive ed adesso siamo ai carri armati più potenti ed ai missili lunga gittata e Dio solo sa dove arriveremo, fino a quanto si arriverà a spingere l'asticella della violenza da una parte e dall'altra. Non ho dubbi tutto terminerà. Non ho però nessuna possibilità di prevederlo. Posso solamente sperare che sia il meno doloroso per tutti a cominciare dalla popolazione Ucraina poi quella russa ed in ultima analisi anche per noi europei che siamo vittime collaterali di questo scontro.

 

Hai scritto un libro “L’altra faccia della Russia” un ritratto intenso di un paese che forse solo supponiamo di conoscere. E’ stato difficile? E’ un libro che si presta ad essere più cose: autobiografico, un reportage, una cronaca di costume ed un racconto d’avventura. Immagino la tua soddisfazione…

 

La più grande soddisfazione che deriva dall'aver scritto questo libro è il fatto di averlo completato proprio in questo momento. Cioè di aver avuto la fortuna di essere un testimone che andasse controcorrente rispetto alla schizofrenia con cui il tema Russia veniva e viene trattato qui in Europa. Di essere un testimone di pace per aver scritto un libro che grazie alle mie esperienze di viaggio, grazie a quello che ho avuto modo di conoscere, di studiare e di approfondire, di questo universo così variegato che è la Russia, rappresenta un ponte e non un muro. Vorrei che la mia opera nel tempo, venisse ricordata come la voce di qualcuno che ha cercato di trovare il rispetto tra due popoli e due culture diverse, rifuggendo qualunque logica di odio, razzismo, separazione che invece domina il discorso pubblico quando si parla di Russia e specialmente dall'inizio della guerra. Quindi la mia soddisfazione deriva semplicemente dall'orgoglio di aver potuto rispettare i miei sentimenti e la mia esperienza senza farmi intimorire dalle minacce che inevitabilmente ruotano intorno ad un libro che parla di esperienze positive vissute in Russia in un momento in cui, sembrerebbe se ne debba parlare in maniera negativa. Il mio libro ha ricevuto una serie di accuse da personaggi che non meritano neanche di essere menzionati ed è capitato che dentro una libreria qualcuno si sia permesso di andare ad appiccicare su un libro un post it che diceva che “questo è un libro sponsorizzato dalla propaganda del Cremlino. Comprandolo si finanzia la macchina da guerra russa”. Capisci quanto sia fiero di averlo scritto, proprio per andare contro a questo genere di stupidità ed andare contro questo genere di idiozie, di cecità di razzismo, di russofobia che inevitabilmente ci sta facendo del male e di cui, sono sicuro, che presto o tardi ci pentiremo. In quel momento, io avrò la fortuna di poter dire di aver mantenuto lo sguardo verso il faro che stava al di là della tempesta che stavamo attraversando. Quel faro rappresenta l'unione tra i popoli e le culture di tutto il mondo, indipendentemente dalle vicende storiche e geopolitiche perché p le persone comuni cioè tutte quelle che io conosco in Russia e che ho conosciuto durante i miei viaggi si correlano alle decisioni scellerate dei governi sia qua in Italia per quel che riguarda l’Europa verso la guerra della Russia e per quel che riguarda la posizione di Putin fino alla decisione di iniziare da questa guerra. La maggior parte delle persone vuole vivere in un mondo di pace e la maggior parte delle persone è buona e considera le altre persone come propri fratelli. Questo vuole comunicare il mio libro ed attraverso tutta la mia esperienza di viaggio racconto la Russia.