Facebook: metaverso dite?

di Piero Giuseppe Goletto

 La novità è la creazione del metaverso che Facebook (ora diventata Meta, ma il social network continuerà a mantenere il nome originale) ha presentato a Connect negli scorsi giorni.

Anzitutto: cos’è il metaverso. Il termine metaverso origina dal romanzo di fantascienza Snow Crash di Neal Stephenson e consiste nella convergenza della realtà fisica con la realtà virtuale (quella dei visori installati sugli occhi) e della realtà aumentata (quella delle informazioni che si ricavano puntando con lo smartphone un oggetto).

Il metaverso è un caposaldo della narrativa cyberpunk dagli anni ’80, pensate a Neuromancer di William Gibson o a Ready Player One di Ernest Cline. The Matrix stesso è un metaverso.

Esistono già metaversi: Sim City è un gioco di simulazione costruito sul modello del metaverso. Second Life è un metaverso. I MMORPG, giochi di ruolo online in cui l’azione si svolge su piattaforme grafiche, sono metaversi. Prendete come esempio World of Warcraft. Giochi come Fortnite stanno evolvendo verso l’idea di metaverso (in particolare, questo gioco ha una specifica modalità che permette ai giocatori di invitare gli amici su un’isola privata). Il più avanzato in questa direzione sembra essere Roblox.

Detto che l’annuncio di Facebook serve a dare un’immagine di innovazione radicale e a distrarre da tutta una serie di problemi che non tratteremo qui, la sua dirigenza sa perfettamente che in un tempo più o meno breve anche Facebook sarà sostituita da qualcosa di differente. Magari da Apple o Google. O da un’altra startup che magari deve ancora nascere. Il metaverso sembra essere una proposta di un nuovo business essenzialmente a pagamento.

L’idea di metaverso proposta presenta quale essenziale requisito la sussistenza di standard comuni anche per quanto riguarda la protezione della privacy e da contenuti spregevoli. Inoltre, è da respingere l’ideologia per cui le persone devono essere necessariamente confinate in un mondo virtualizzato, in cui si è tutti socialmente distanti.  

Il metaverso sembra a chi scrive una tecnologia abilitante per diversi giochi la cui caratteristica è di prevedere una propria ambientazione e una storia entro cui il giocatore si muove e interagisce con altri giocatori. 

D’altro canto, uno specifico metaverso potrebbe offrire delle modalità di fruizione “arricchite” di taluni eventi (si pensi ai grandi eventi di massa). Ma in questo caso ben più utile sarebbe la realtà aumentata, la quale fornisce semplicemente dati utili ad interpretare l’evento stesso.

Usi estremamente seri – e proficui – del metaverso si potrebbero individuare nella progettazione dei flussi di produzione, nella simulazione (per esempio urbanistica), nell’espressione artistica e creativa (in forme oggi non del tutto ipotizzabili), nel lavoro da remoto e in forme di supporto alla didattica basate sulla simulazione.

Determinati tipi di riunioni e incontri, in contesti dove la relazione si svolge su base impersonale (es. l’organizzazione di un viaggio, la preparazione della visita a un museo o una mostra), potrebbero nell’arco di pochi anni svolgersi attraverso tecnologie per le riunioni virtuali ed in teoria confluire nel metaverso.

Dove la relazione è di carattere personale (feste, incontri, avvenimenti culturali) la rete deve servire ad aggregare le persone in modo che si incontrino fisicamente e personalmente.